Il real time marketing non è per tutti.

Mai come ora dobbiamo fare attenzione alla scelta delle strategie di marketing e comunicazione. Il dramma del Coronavirus ci ha messo di fronte ad un evento cui eravamo tutti assolutamente impreparati: non ci stupiremmo di fronte a un incidente in una centrale nucleare, a uno tsunami o a un terremoto, ma la pandemia non potevamo proprio prevederla.
Covid19 ha aggredito trasversalmente tutti noi e ha reso vano ogni nostro progetto di vita e di lavoro, almeno per il 2020.
La pandemia purtroppo non ha un suo target e una sua audience, la pandemia è democratrica e si diffonde con equità geografica e sociale.

Ma cosa c’entra tutto questo con il real time marketing?
Innanzitutto riprendiamone la definizione: “Il real time marketing è la capacità dell’azienda di essere reattiva, di rispondere velocemente, in modo non pianificato, agli stimoli esterni…” (Fonte Inside Marketing)

Detto questo è d’obbligo una riflessione: fino a quanto può spingersi un’azienda nello “sfruttare” un evento che colpisce profondamente la sensibilità comune?
Possiamo mettere sulla bilancia una crisi mondiale sanitaria ed economica con le esigenze individuali di brand awereness aziendale?

La reattività dell’azienda e la velocità nel mettere in campo una strategia di marketing non pianificata, come risposta ad un evento esterno non prevedibile, non è sicuramente il criterio di valutazione sulla base del quale riconosciamo una buona campagna di real time marketing.

L’azione di marketing non pianificata per essere efficace e corretta deve essere coerente ai valori aziendali, agli obiettivi di businnes e alla narrazione del brand.
L’instant o real time si riferisce all’evento e non ai valori, alla mission e al core business che sono già radicati nella storia aziendale .
Solo un’azione che li rispetti, tenendoli in dovuta considerazione, può giustificare la scelta del brand in tal senso.

Ebbene ecco perchè il real time marketing non è per tutti.
Non è una questione di capacità o velocità di risposta. E’ una questione di valori e di ascolto.
L’azienda ascolta il web e ne interpreta l’orientamento per rispondere con coerenza.
Il pregio del brand non sta solo nell’immediatezza della risposta, ma nel saper ascoltare e rispondere con intelligenza.

Il web è critico ed è sicuramente un’arma a doppio taglio. Una campagna incoerente o addirittura scorretta non sfugge all’occhio del web che può decretare il fallimento dell’immagine aziendale tanto velocemente quanto veloci e approssimativi siete stat6i voi nel comunicare.

Non dimentichiamo inoltre che per “essere sul pezzo”, come si usa dire, serve un plus che non tutti hanno: la creatività. Se questa manca si fanno davvero dei tremendi scivoloni, che costano caro al brand.

Non ci sono ricette ma quello che suggerisco è innanzitutto non dare l’impressione di voler sfruttare un evento drammatico, non discostatevi dai vostri obiettivi ed evitate le forzature.

Di fronte alla necessità di non rimanere in silenzio e di dover continuare a comunicare con la vostra community non strafate, siate sobri ed eleganti. Hic et nunc.

Real time ed engagement a tutti i costi? Ascoltate il mio consiglio: “affidatevi agli esperti”!

Vi propongo alcune campagne che sono piaciute al web.
Ricordate le Penne Lisce della Barilla rimaste da sole sugli scaffali dei supermercati razziati di tutto il resto?
Ecco De Cecco ha risposto, velocemente, con eleganza e scaltrezza.

E questa è Ceres, sempre sul pezzo! Ci fa rivivere un’esperienza negativa (come toccare un limone marcio in frigo) per invitarci ad un’azione corretta che può aiutarci a prevenire il contagio.

Non si fa riferimento al Coronavirus, non ce n’è bisogno.
La birra è un’immagine positiva associata al sapone e alla sua schiuma. “Il male” è come un limone marcio che ci sporca le mani.
Corriamo subito a lavarle!